venerdì 30 dicembre 2016

Prefazione

Una storia di quasi amore, tanto unica quanto comune a molte donne, questa è la storia che ci accompagna in queste pagine.
Quello strano tormento di ognuna di noi. Delle donne della nostra generazione: indipendenti, fragili e forti allo stesso tempo e spesso sole.
La storia di chi non è nata con la camicia e fa i conti con la vita continuamente, spesso in euro e calcolatrice alla mano. Di chi si accanisce tutti i giorni nei confronti dell’inesorabile scorrere dell’esistenza che lascia in bocca quel retrogusto amaro del non aver vissuto abbastanza.
Francesca racconta un sentimento intenso, comico e bizzarro, nel quale i protagonisti sono attori inconsapevoli e si sfiorano appena nel convulso evolversi di un amore imprigionato nel cuore di una ragazza qualunque. Un sentimento apparentemente fine a se stesso, ma che trasformandosi in delusione genererà il cambiamento necessario per vestirsi di nuova forza.
Ecco quindi la storia in cui tutti possono rivedersi per qualche istante: quella di una ragazza comune, con un impiego e una vita “normali”, ma che ci ricorda che ogni essere umano senza distinzioni di alcunché, da sempre e per sempre insegue la medesima ambizione, la più grande: essere felice.

Erika Porceddu.

mercoledì 28 dicembre 2016

Tu riempi la stanza, ed il mio cuore...


La lezione comincia, e io col passare dei minuti mi rilasso e mi godo lo spettacolo della tua presenza. Non so come ma riempi tutta la stanza. Deve essere un talento naturale, un dono. Stupidamente mi guardo intorno con attenzione, esamino le mensole e le librerie alla ricerca di... ma di cosa? Sono davvero così cretina da credere di trovare in qualche angolo dell'aula un bel vaso con dentro il girasole che ti ho mandato? Sicuramente lo avrai buttato nel primo cassonetto che hai trovato per strada. O forse lo hai riciclato per tua moglie, dopo aver stracciato il bigliettino. Che rabbia! Mi sta venendo mal di testa!

La Ragazza era sicura che avresti menzionato l'episodio dei fiori, ma non dici nulla, sei assolutamente tranquillo, identico agli altri giorni. Non vedo in te nessun cambiamento, né mi pare che tu possa avere qualche sospetto nei miei confronti. Ogni tanto do un'occhiata al cellulare... la mia amica sta mandando messaggi in continuazione per sapere se ho indossato gli orecchini, se tu li hai notati, se ti sto lanciando sguardi di fuoco come faceva Baby quando ballava con Johnny in Dirty Dancing. Povera Ragazza. Lei prova a trasformarmi in una seduttrice consumata, mentre io sento di avere il fascino di Nonna Papera

martedì 27 dicembre 2016

La ragazza vuole il massimo!


La mia “storia” con te si era all'improvviso trasformata in una sorta di avvincente soap-opera, e ogni martedì andava in onda la nuova puntata. Inutile specificare che l'unica spettatrice, fino a quel momento, era la Ragazza. Spettatrice fedele e appassionata, lo devo ammettere, talmente affascinata da questa situazione da cominciare a sognare una specie di “lieto fine”, o, se non altro, un qualche colpo di scena che portasse alla luce i miei sentimenti per te, e tutte le verità nascoste.

In poche parole, secondo la Ragazza, con te dovevo uscire allo scoperto. Non parlo di una banale dichiarazione, come quelle che si vedono nelle serie tv, con la classica scena di lui/lei che suona il campanello della sua porta e gli/le dice frasi idiote come “Io provo qualcosa per te” o gli/le salta addosso senza tanti preamboli. A parte il fatto che non potrei mai presentarmi davanti alla porta di casa tua: innanzitutto non so dove abiti e non ho intenzione di assoldare un detective privato per scoprirlo... va bene essere invaghiti di una persona, ma lo stalkeraggio decisamente non fa per me. Del resto, mi aprirebbe la porta tua moglie, e chiederle di lasciarmi dieci minuti da sola con te o stordirla con qualche mossa di judo non sarebbero delle soluzioni praticabili. Decisamente no.
No. Quello che la Ragazza voleva spingermi a fare era osare un po' di più. Quindi non solo continuare a curare il mio aspetto fisico in vista di ogni lezione, abbigliamento, trucco, seno sempre in bella mostra; ma dare anche spazio a un po' di seduzione, cominciare a lanciarti qualche sguardo in più, sorridere tanto e spesso, accorciare le gonne e, insomma, tutto quello che una donna dovrebbe e potrebbe fare per affascinare un uomo. Beh, fino a quel momento ero arrivata non senza difficoltà alle scollature, per mettere in mostra il mio generoso decolleté; ma per quanto riguarda i giochi di sguardi, diciamo che non ero esattamente in una posizione di vantaggio.


Anzi, a dirla tutta, non ero proprio in nessuna posizione. Mi limitavo a partecipare a ogni lezione, truccata a dovere ed educatamente scollata, e a godere in silenzio delle tue parole, della tua bellissima voce, dei tuoi capelli, delle tue movenze, del tuo corpo, senza mai guardare più del necessario: attenzione!  Non avevo il coraggio, né la sicurezza, per far capire più del dovuto. Non dimenticavo mai l'esistenza di tua moglie e soprattutto ero convinta, senz’ombra di dubbio, che tu a malapena ricordassi il mio nome e cognome. Figuriamoci se potevo credere in un minimo e impalpabile interesse da parte tua. 

venerdì 23 dicembre 2016

Voglio sentirmi viva... davvero!


Ieri la Ragazza è partita a Parigi per lavoro. Da mesi parlavamo dell'idea di ricominciare da un'altra parte, Germania, Francia, magari New York... però lo dicevamo quasi per gioco, erano i soliti discorsi un po’ campati per aria, quelli che fai quando hai avuto una brutta giornata al lavoro, hai litigato col tuo capo o con un collega, quelli di quando sei stressato, annoiato e sogni un'altra vita, qualcosa che ti faccia sentire vivo davvero viva. In realtà non avrei mai pensato che saremmo passate dalle parole ai fatti. Ed invece, stavolta, la vita mi ha presa alla sprovvista: quella botta di energia, quel cambiamento che avevo cominciato a trovare grazie a te, è arrivato, ma compiendo un viaggio del tutto diverso; se non sbaglio Baricco ha scritto che alla fine la vita ti porta là dove desideri essere, ma attraverso percorsi tutti suoi, che non avresti mai immaginato... o qualcosa del genere, non so se ricordo male.

In due giorni tutto è cambiato. Tramite i Social, qualche contatto in Francia e un paio di telefonate, la Ragazza è riuscita a trovare lavoro a Parigi, e dopo una settimana è partita. La raggiungerò tra meno di un mese.
E' strano ritrovarmi ad aspettare. Ci sono giorni che la noia mi attanaglia, mi toglie il respiro. Vorrei alzarmi e fare cose: preparare un dolce, andare a correre, farmi un tè, fare la spesa... ma il solo pensiero di muovermi mi annichilisce, e rimango ferma. A volte piango. Non è facile. I giorni buoni si alternano a quelli cattivi. Devo resistere.


Ho paura. Ho paura di fallire. Forse sto sbagliando per l'ennesima volta, forse ritrovarmi in una città enorme e sconosciuta mi paralizzerà, e vorrò scappare dopo una settimana. Mi pentirò, penserò che sono stata una pazza a credere di poter risolvere i miei problemi scappando. Dentro di me, ad ogni modo, sento qualcosa più forte della paura. La voglia di cambiare, il coraggio di cimentarmi in questa prova, il sogno di riuscire in quest'impresa. Ce la farò? Devo provare, o non lo saprò mai. E' quello che avrei dovuto fare con te, lo so. O forse no. Chissà... anche tutto quello che è successo con te, è servito solo a portarmi a questa decisione

giovedì 22 dicembre 2016

La strana incomunicabilità dell'arte moderna...


Mentre vago senza meta alla ricerca di uno straccio di freccia che indichi la direzione del bagno, mi blocco davanti a un gruppetto di persone, che osservano una foto in particolare. Sono curiosa, voglio vedere anch’io qual è la causa di tutta questa estasi. Sarà un paesaggio meraviglioso in bianco e nero, un primo piano di un anziano ultracentenario, un albero dai rami ricoperti di neve? 

Mi avvicino trepidante cercando di farmi spazio tra la gente. Ecco... ci sono quasi... ma... non sono sicura di aver visto bene... eppure... sì, ebbene sì, la mia vista non mi ha ingannata. La foto ritrae un palo. Un palo! Senza nemmeno un albero, o un cespuglio vicino. Un palo! Ok, io non sarò un luminare dell'arte fotografica, ma un palo! Beh, senz'altro è stato fotografato con tecniche particolari, macchinari all'ultimo grido, uso innovativo dei colori e dei contrasti e... e... un palo! Ci sarà un qualche motivo, se ha attirato così tanta gente. Le altre foto esposte non mi sembra stiano riscuotendo lo stesso successo. Mah. Comunque stavo cercando il bagno, ed è molto più importante trovarlo che capire perché un palo sia così tanto interessante.


Mi volto per farmi spazio tra la "folla" e maldestramente do una gomitata a qualcuno. Mi volto subito per scusarmi con la mia migliore espressione di desolazione e la persona che mi ritrovo dinanzi sei tu.

mercoledì 21 dicembre 2016

I sassi nella pancia


Secondo me le emozioni nascono crescono e si sviluppano nella pancia. La prima volta che ti ho visto è stata la pancia a esclamare “Wow che carino questo ragazzo”. Poi sempre la pancia ha continuato a mandarmi timidi segnali, man mano che ti conoscevo. Se ti piace qualcuno, la tua pancia lo sa prima di te. Chiedilo alla pancia, io lo dico da una vita.

Quando avevo scoperto il tradimento, anzi, i vari tradimenti del mio ex ragazzo, la pancia mi si era come riempita di sassi. La sentivo piena e pesante, come una sorta mal di testa, non troppo forte ma costante. Quando sono tesa per qualcosa, in ansia perché devo entrare in un nuovo posto di lavoro, o perché devo affrontare un argomento spinoso con qualcuno, è sempre la pancia a darmi i primi segnali: un sasso, due sassi, tre sassi, ed eccola in un attimo piena di piccoli sassi grigi rotondi che ballonzolano ad ogni mio passo o minimo movimento.
E quando mi sono innamorata, o quando mi piace qualcuno, o una persona mi colpisce o mi guarda in un certo modo, i piccoli sassi riappaiono, e più è forte l'emozione che sto provando, più aumentano di numero, si agitano, e fanno rumore. Vivo nella pancia.

Ti vedo per la prima volta e... tac. Arriva il primo, piccolissimo sassolino. Lezione dopo lezione, i sassi si moltiplicano, diventano due, quattro, dieci, venti. La mia pancia è pesante e respira a malapena. Così capisco che la mia infatuazione sta diventando sempre più seria, e non sarà facile gestirla, anche se so che rimarrà tale. Forse è proprio questo quello che mi preoccupa, che preoccupa la mia pancia e i suoi ospiti all'interno.


E' buffo, quello che succede. Qualche ora prima di vederti, la pancia sassosa urla e si contrae, non mi dà pace. Poi ti vedo e tutto si calma. Sento ancora la tensione, ma è sopita, come se i miei piccoli sassi assetati vedendoti, abbiano finalmente trovato l'acqua. Tuttavia, è una sensazione temporanea. Quando vado via, si risvegliano e cominciano il loro lamento. Ormai mi ci sono abituata. Pian piano si calmano, devono riposarsi anche loro, in attesa dei round successivi. 

La moltiplicazione dei sassi...


Ti vedo per la prima volta e... tac. Arriva il primo, piccolissimo sassolino. Lezione dopo lezione, i sassi si moltiplicano, diventano due, quattro, dieci, venti. La mia pancia è pesante e respira a malapena. Così capisco che la mia infatuazione sta diventando sempre più seria, e non sarà facile gestirla, anche se so che rimarrà tale. Forse è proprio questo quello che mi preoccupa, che preoccupa la mia pancia e i suoi ospiti all'interno.
E' buffo, quello che succede. Qualche ora prima di vederti, la pancia sassosa urla e si contrae, non mi dà pace. Poi ti vedo e tutto si calma. Sento ancora la tensione, ma è sopita, come se i miei piccoli sassi assetati vedendoti, abbiano finalmente trovato l'acqua. Tuttavia, è una sensazione temporanea. Quando vado via, si risvegliano e cominciano il loro lamento. Ormai mi ci sono abituata. Pian piano si calmano, devono riposarsi anche loro, in attesa dei round successivi.


Questa “cosa” che sento per te non so come definirla. Non ho mai pensato di etichettarla in qualche modo, anche perché, superata una certa età, parlare o comunque cercare di definire qualsiasi forma di amore è per me uno spreco di fiato. La mia psicologa mi ha chiesto più volte se sono innamorata di te. Ancora adesso, ripetendomi questa domanda nel silenzio della mia stanza, non riesco a darle una forma, non la visualizzo chiaramente : come un oggetto che non riesci a focalizzare, perché è troppo lontano da te. Cosa significa per me essere innamorata di qualcuno? O meglio, cosa ha significato in passato, quando avevo vent’anni e tutto mi sembrava possibile, o quasi. Cosa significa ora, che ne ho quasi trentasette, e tutto mi sembra impossibile, o quasi.